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25 giu 2017

[Musica] La ripetizione di temi musicali nei concept album: Under the Force of Courage

Nonostante sia la mia passione più viva e che più occupa il mio tempo (fra ascolto, composizione, arrangiamento, prove, esercizio, concerti da spettatore o da esecutore, e sbavare su thomann.de), in queste pagine non ho parlato molto di musica. Forse perché fatico a parlarne in maniera sufficientemente articolata, forse perché non leggo più recensioni di album e quindi non mi viene voglia di scriverne, o forse perché semplicemente non penso che ai miei venticinque lettori interessi sentirmi parlare dei Blind Guardian come Emilio Fede parlava di Berlusconi, o sproloquiare del perché i Nine Inch Nails mi facciano cagare e perché consideri Tool e Radiohead inspiegabilmente sopravvalutati.

Ultimamente, però, ho notato che c'è un topos musicale che su di me fa particolarmente presa, e che considero molto efficace in quanto a resa emotiva: la ripetizione e ripresa di temi. Una stessa idea melodica presentata, ripresa, accennata, riproposta con variazioni di contenuto o di contesto. Nella sua forma più semplice, è il concetto alla base del ritornello o della ripresa di un riff, ma questo device è al suo apice quando i temi si trovano in momenti separati e lontani. L'ascoltatore, riconoscendo una melodia nota, la associa istintivamente ai contesti precedenti in cui l'ha sentita, ne ricorda le emozioni, e mette il tutto in relazione al momento attuale. Questo può servire a introdurre e successivamente "richiamare" una certa idea, una certa atmosfera, oppure a crearvi un contrasto, oppure a evidenziare il "viaggio" fra le ripetizioni di un tema che funge da punto di partenza e di arrivo. È un concetto ovviamente tutt'altro che esoterico, essendo alla base di qualunque colonna sonora degna di questo nome: basti pensare alla Imperial March di John Williams, indissolubilmente associata all'immagine di Darth Vader e delle Star Destroyer, e a quanto potente sia il momento in cui se ne sente un leggero accenno quando l'Anakin Skywalker dell'Episodio II stermina la tribù di Tusken, o mentre Palpatine racconta l’ormai memetica Tragedia di Darth Plagueis il Saggio. Ottimi esempi in ambito videoludico sono le colonne sonore dei Metal Gear Solid o di To the Moon, ed è anche quello che, con l'ingenuità e l’enciclopedica incompetenza di un compositore alle prime armi, tentai di fare io stesso quando, anni fa, un amico mi coinvolse nel suo Project Chronos: Episode 1. Qui vorrei però concentrarmi nell'ambito della musica "pura", quella che cioè non si appoggia a una componente estrinseca ma racconta la propria "storia" da sola. 

La ripetizione di temi distingue i concept album davvero di livello in quanto tali dalle semplici raccolte di canzoni legate da un filo lirico comune. In quest'ultima categoria rientrano album anche ottimi, come A Thousand Suns dei Linkin Park, o Earthless degli Straight to Pain (*coff coff*), o Nightfall in Middle-Earth dei Blind Guardian (che considero uno dei punti più alti mai raggiunti dalla musica metal), ma privi di un elemento musicale che li faccia percepire come un tutt'uno coeso, un qualcosa di più della sola somma delle loro canzoni. Per la prima categoria potrei invece citare capolavori come The Wall dei Pink Floyd o Storia di un impiegato di Fabrizio De André, ma vorrei invece sviscerare due album meno noti e più recenti che reputo perfetti esempi del discorso che sto facendo.

Il primo è Under the Force of Courage (iTunes, CDJapan), del gruppo progressive-power metal Galneryus. La storia è una sorta di epica incentrata su uno schiavo che, quando due grandi nazioni si dichiarano guerra, viene costretto a prendere in mano le armi e lanciato sul campo insieme ad altri coscritti come lui, dove combatterà con vigore mosso non dal patriottismo ma dal desiderio di proteggere la propria famiglia presa in ostaggio.


L'album si apre con due tracce che costituiscono una sorta di ouverture: dopo un arpeggio dal mood introspettivo, un assolo armonizzato di chitarre pulite conduce fluidamente alla splendida melodia che funge da main theme dell'album, quello che nel video ho chiamato Pray to the Sky theme. Lo scoppio della guerra è presentato da un riff in 5/4 quasi marziale che crea tensione, la arricchisce con sincopi e accenti inaspettati, e la fa esplodere nella traccia più progressive dell'album, alla fine della quale un' improvvisa apertura ripropone il tema Pray to the Sky, accompagnato da una linea di basso semplicemente adorabile. Un momento  che seriamente, se sentendo la traccia completa non vi venite nelle mutande non avete un'anima. Vorrei attirare l'attenzione in particolare sulla cadenza finale di questo tema, perché si ripresenterà più volte. Ad esempio, il ritornello della canzone successiva, Raise My Sword, già presenta la stessa cadenza finale, com'è evidente soprattutto in chiusura dell'ultimo ritornello, dove viene ripetuta qualche volta di più. In sé è diversa rispetto al tema suonato dalla chitarra nella traccia precedente, ma ne è chiaramente derivata, e sarà questa cadenza a ritornare più spesso nel corso dell'album. Infatti è la stessa che chiude il ritornello di Chain of Distress e di Under the Force of Courage.

La sesta traccia, Reward for Betrayal, si apre con lo stesso riff in 5/4 di The Time Before the Dawn, solo traslato su una tonalità più alta, di nuovo a creare una forte tensione in un momento chiave della storia per poi farla esplodere repentinamente. Nella traccia successiva, Soul of the Field, il tema principale fa di nuovo la sua comparsa all'apice di una lunga sezione di assoli, armonizzato fra chitarra e tastiera su un tappeto di doppio pedale. Nonostante la melodia sia la stessa, l'armonizzazione una terza sotto, l'arrangiamento, e il contesto in cui si trova le fanno trasmettere una sensazione radicalmente diversa: è un momento epico e concitato, ma con un tocco di tragedia. Non serve neanche leggere il testo o la storyline per capire che questo è il momento focale della storia. Sa un po', se vogliamo riferirci alla tipica struttura narrativa in tre atti, di "fine del secondo atto", cioè il momento di conflitto che termina su una situazione critica. In effetti, la tracklist stessa sul retro dell’album è divisa in tre “movimenti”.

Il terzo atto può dirsi costituito da Chain of Distress, un lento di cui ho già parlato, e dalla meravigliosa, straordinaria suite di metal neoclassico Under the Force of Courage. Quest'ultima inizia con un'intro orchestrale che, al suo apice, ricorda vagamente il ritornello di Raise My Sword, compresa la sua cadenza finale, che costituisce, come già detto, anche la chiusura di ogni ritornello di questo brano (anche liricamente, le parole "raise my sword" compaiono più volte; questi due pezzi son il punto di partenza e d'arrivo dell'album, e quindi vengono legati melodicamente e liricamente). Il Praise to the Sky theme entra in scena a sorpresa dopo uno dei bridge, e per la prima volta è presentato anche vocalmente in un canto corale che interviene come un ampio rilascio di tensione dopo un momento di build-up. Evoca il momento in cui sorge la speranza nel bel mezzo del terzo atto: la battaglia volge verso il positivo, la ribellione del protagonista e dei suoi seguaci è pronta a compiersi. Ma il cantante solista ancora non si sente in questo coro, ancora viene trattenuto. La suite si conclude con una serie di tre diverse code corali. La prima (che contiene anche la chiusura terzinata già comparsa in The Voice of Grievous Cry) continua il ritmo del ritornello, e quindi mantiene alta la tensione con un ostinato tappeto di doppio pedale. La seconda rallenta il ritmo, con una melodia e un testo che trasmettono decisione e speranza, ma il ruolo di rilascio della tensione è affidato solo alla terza coda, che esplode ripresentando, per l'ultima volta, il Pray to the Sky theme; questa volta cantato, con un testo, anche dal lead vocalist. 

Il ritmo aperto, il coro, e il modo in cui viene introdotto rendono questo punto l'apice dell'album e della storia: è il finale, il momento in cui tutto viene a compimento, è la speranza e la positività alla fine del terzo atto. La melodia che è stata ammantata prima di malinconia e poi di tragicità è ora la celebrazione per la vittoria imminente. Se in questo stesso momento, con questo stesso feel, avessero messo un'altra melodia, anche migliore, non avrebbe avuto lo stesso effetto, perché il senso di risoluzione è dato anche dal fatto che l'ascoltatore la riconosce come tema portante non solo di questa canzone ma dell'album intero, e capisce che è qui per tirare e chiudere tutte le fila di un'opera. Opera che così riesce a essere percepita non solo come una collezione di brani, ma, anche musicalmente, come un tutt'uno indiviso.

Del secondo album parlerò in un articolo successivo, che pubblicherò a breve, perché ho già sbavato senza ritegno scritto abbastanza.

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